Post

Visualizzazione dei post da marzo, 2018

Cinquanta lire fragola e limone - il gelato gratis e la carezza

Immagine
Hai voglia a dire il pane olio e sale nella penombra estiva filtrata dalle persiane verdi. O il pane bagnato con lo zucchero, ma senza vino, che ai bambini a casa mia il vino faceva male già  negli anni 60, e al più io mi ciucciavo i fondi delle bottiglie di birra nascosta sotto il tavolo. No, io per merenda volevo la pizza rossa d'inverno, soprattutto la domenica quando le pizzerie erano chiuse (le pizzerie erano chiuse, la domenica!) e il gelato d'estate. Cinquanta lire, fragola e limone, nella coppetta cerata. E su questa coppetta di gelato, che lasciavo ammorbidire  e poi giravo forte forte con la palettina per mischiare i colori facendo un papocchio che poi mi bevevo, voglio raccontare il fatterello del giorno. Detto per inciso, se sono sopravvissuta al colorante fluo del gelato alla fragola, cosa posso temere, per la mia salute? Su questo aneddoto ho a lungo provato a scrivere una poesia - che saltuariamente mi diletto (ma forse andava al passato) - , con esiti che an

Hello Kitty, la felicità e la statistica e vecchie poesie

Immagine
Oggi faccio il gioco inverso, o magari faccio come i bambini ( i "nostri" bambini, quelli con le scarpe e il cappellino, quelli che vanno al parco con le mamme o le nonne ) : un attimo giocano a dama sulla panchina, con sassolini e legnetti come pedine e un attimo dopo scappano via, a cercare pinoli o a calciare una palla alzando un polverone che infastidisce le chiacchiere infinite dei pensionati (ma non si diceva che "Ogni uomo è stato un bambino"?). Digressione: Me le insegnava mio padre, queste poesie, Alfonso Gatto, Ogni uomo è stato un bambino e Leonardo Sinisgalli, Monete Rosse, solo queste voglio ricordare adesso, e te le metto in calce, se non te le ricordi, per condividere l'omaggio a mio padre che non poteva insegnarmi a pattinare, e mi ha insegnato le poesie. Insomma, il gioco inverso: non parto da una parola che poi decoro con bella figurina, ma parto da una foto, bella, e poi chissà dove vado a finire. Cominciamo dalla foto, te la metto più grande

Un'allegra etimologia, che ti aspettavi?

Immagine
Allegria di naufragi E subito riprende il viaggio come   dopo il naufragio un superstite   lupo di mare. Ormai ho capito che è una subdola operazione quella che quotidianamente conduce il mio allegro   Galassi . , insinuando la parola giusta nella conversazione,certo della mia sensibilità. Egli confida che, presa da entusiasmo etimologico, seguirò la parola, tralasciando di seguire i casi suoi. Pure, frequenta i ristoranti, e sa che ogni donna seduta a un tavolo qualunque, mentre conversa coi suoi commensali, contemporaneamente segue movimenti e discorsi dei tavoli dintorno, per cui, essendo femmina comune, mentre allegramente compulso e scrivo, cionondimeno mi occupo, allegramente, certo, delle vicende dei lontani lidi.   E così, quotidianamente, riprendiamo il viaggio, il lupo di mare cala le esche, io abbocco, e allegramente naufraghiamo, e il naufragar m'è dolce ...   Che l'allegria, puoi pensare che sia leggera, e certo sì, ma richiede impegno. Alle

La Bambola - fobia etimologia e cura

Immagine
E- Bay: GRANDE E RARA BAMBOLA FURGA ROBERTA 90 cm E' un mare pescoso l'internet. Non devi buttare la rete, perchè quella è la rete, ma l'amo sì, con l'esca di un ricordo. La Bambola Roberta, altezza 90 centimetri, con un complesso di leve e molle all'interno del corpo. Le alzavi le braccia e muovendole avanti e indietro contemporaneamente e alternativamente si muovevano le gambe e camminava. Un mostro. In età scolare io ero poco più alta di lei, lei sicuramente più robusta di me, e la temevo per la sua mole e per il suo incedere meccanico. Quando con mio fratello la smontammo, come facevamo con tutti i giocattoli, e scoprii i suoi organi interni metallici, il timore divenne terrore, panico addirittura quando mio fratello mi rincorreva agitando come una clava la gamba della ormai invalida Roberta, che rimetterla insieme riagganciando le molle fu fortunatamente impossibile. Si chiama pediofobia, la paure delle bambole; io ne ero sommamente affetta, non solt

L'insulto etimologico, la villa al Circeo e l'ospedale; l'internet no

Immagine
La lucidità, la chiarezza, la memoria, ci insisto sempre, ma spesso mi manca su cose piccole o grandi. Non sarà fondamentale, ma se io potessi ricordarmi che cosa stessi facendo nel calore della controra d'agosto lungo un vialetto muto della località figa delle vacanze della Roma bene, mi leverei un pensiero. Camminavo,da sola,  tra ville con incredibili piante esotiche fiorite di arancio e di viola, i giardini chiusi da alti muri bianchi, molesti agli occhi nel sole, e i cancelli oscurati da listoni massicci di buon legno lucidati con flatting da barca. Da uno di questi cancelli, ben distanziati, che ville e giardini sono grandi, esce, da solo, un bimbetto biondo e dorato, biondo con quei capelli fini e lisci che hanno solo i figli dei ricchi, sicuramente sfuggito alle cure di una tata appennicata nell'ombra, che le signore alla casa al mare ci vanno con la bambinaia appresso,non sia mai. Esce, stronzetto, mi guarda, mi si para di fronte nel vuoto della strada " Quat

Il ciauscolo, con dotta altrui disquisizione sul betacismo

Immagine
ETIMOLOGIE - PARTE TERZA Il ciauscolo (o ciabuscolo o ciaiuscolo) è un morbido salume marchigiano, il segreto della cui delizia sta nella sapiente aromatizzazione con aglio vino bianco e spezie segrete. Per gustarlo al meglio si deve spalmare con le dita su una fetta  di  pane appena tostato che col suo calore lo esalta. Un piacere sensuale. La donna si guarda, prima  di  vestirsi, nello specchio lungo dell'armadio, nuda. Si mette un po'  di  tre quarti, si alza sulle punte. "Mado'  c'ho le gambe come due ciauscoli" conclude. L'etimologia la copio da wikipedia (chi non lo fa?) ed è una meraviglia: "il termine si vuole che derivi da cibusculum, ossia piccolo cibo o cibo minuto, sebbene siano state avanzate ipotesi alternative. Giovanni Crocioni,[4] scrive che ciabuscolo viene “dalla stessa radice  di  ciambotto, rospo” e aggiunge che ciabò era un dispregiativo affibbiato a persone malfamate. Marco Santarelli fa propria la tesi  di  Giulia Mila

IL DONO

Immagine
"Stamattina c’è neve dovunque. Ci facciamo sopra dei commenti. Mi dici che non hai dormito bene. Dico che neanche io. Tu hai avuto una nottata terribile. “Anch’io”. Siamo straordinariamente calmi e teneri l’uno con l’altra, come se ognuno di noi percepisse la fragilità mentale dell’altro. Come se sapessimo cosa l’altro prova. Non è così, naturalmente. Non è mai così. Non importa. È della tenerezza che m’importa. Questo è il dono che stamattina mi commuove e sostiene. Al pari di ogni mattina." Raimond Carver Ecco, parlando del "dono" niente di diverso vorrei dire. Nè qualcosa di avvicinabile saprei dire , perciò parlo solo del peggio che si può dire,  e si può pensare, del dono. Ah, e l'etimologia, tranquillo, ce la metto. Il dono ideale, laddove tutto è scambio, mercanteggiare e trattare, presuppone l'assoluta gratuità. Ma questa gratuità sta tutta sbilanciata verso il ricevente, che nella rappresentazione, spesso il donare costa, quando non

Il blog, Duccio da Buoninsegna, Pinocchio e il mare. Con una ricetta, se vuoi

Immagine
Blog, se lo scrivi, fanne pure l'etimologia, dice. Dice e io faccio, perchè già immagino un b - da accertare +  log, il logos, coi greci barbuti che mi attendono al varco, maledetti filosofi, e "in principio era il logos"," in principio era il verbo" del Vangelo, e pensa che nobile origine avrebbe potuto avere la mia paginetta, il mio discorso. Parla con le mani, come un Cristo bizantino che unisce in un anello pollice e anulare,  come un angelo nunziante con anulare e mignolo piegati, i gesti che indicano il discorso, la mano parlante, che nulla è a caso nell'iconografia sacra. Ma no, Cristina, vola basso, che c'entra solo un pezzo di legno. " No ragazzi,avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno" (parte per la tangente con Pinocchio, e Paolo Poli, noo, non pensate a Benigni, bugiardo ma non come un Pinoccho, e nemmeno a Comencini, che era il nonno di Calenda e gli si è impresso, poveretto, lo stigma retroattivo - no si ferm

Didimi, un paio di chierici, con chiosa

Immagine
Didimi: come qualcuno sa, in questi giorni ho a che fare con i didimi (considerandoli retoricamente una metonimia, ci ho a che fare quotidianamente, ma questa è un'altra storia). Essi didimi (nome dotto dei testicoli) di mio stretto familiare sono infestati da indebite escrescenze di cui si occuperà la scienza, io mi occupo delle parole. L'etimologia in questo caso è fa cile, si può fare ad orecchio, il di di, - non riferendosi al suono delle campane, che pure come etimologia fantastica non sarebbe male - richiama subito il due, sono didimi perchè sono due, fatti salvi i casi di poliorchismo (se sono due sono biglie, se sono tre sono triglie, se sono tante sono conchiglie - cit.). Didimi uguale gemelli, ci si arriva. Ma le parole sono storie, a starci dietro, e mi viene in mente, a seguirla, questa qui, Didimo Chierico, bistrattato alter ego del Foscolo, che invece era forte, mica come quel tormentato spaccadidimi di Jacopo Ortis. E allora riporto la descrizione che il Fosc

Dipendenza, velluto e un regalino per Pasqua

Immagine
Tra le tante cose che mi mettono in difficoltà ci sono, in buona posizione, i questionari a risposta multipla, i test a crocette, insomma. Non parlo di quelli che si propongono a scuola, sul senso dei quali non mi sono mai intrattenuta con gli insegnanti di mio figlio che talora ci comunicava il buon esito della prova sostenuta. " Ho preso 8.745", riferiva, e io avrei solo potuto chiedere alla prof, per qualo motivo, come diceva la saggia anima di mio suocero, non accettando una risposta fatta di somma e divisione come buona per noi che in un breve, fantasioso periodo ci eravamo battuti a scuola per il 9 minimo garantito, più sensato del 6 politico, ma ancora un po' troppo modesto se si volevano contestare in toto i criteri di valutazione. Parlo in generale, di test, indagini di mercato e e rilevazioni, che risulto donna imprenditrice e mi interpellano: di fronte alle scelte proposte, come più in generale di fronte a una domanda, io sono portata a rispondere "d