La Bambola - fobia etimologia e cura

E- Bay: GRANDE E RARA BAMBOLA FURGA ROBERTA 90 cm
E' un mare pescoso l'internet. Non devi buttare la rete, perchè quella è la rete, ma l'amo sì, con l'esca di un ricordo.
La Bambola Roberta, altezza 90 centimetri, con un complesso di leve e molle all'interno del corpo. Le alzavi le braccia e muovendole avanti e indietro contemporaneamente e alternativamente si muovevano le gambe e camminava.
Un mostro.
In età scolare io ero poco più alta di lei, lei sicuramente più robusta di me, e la temevo per la sua mole e per il suo incedere meccanico. Quando con mio fratello la smontammo, come facevamo con tutti i giocattoli, e scoprii i suoi organi interni metallici, il timore divenne terrore, panico addirittura quando mio fratello mi rincorreva agitando come una clava la gamba della ormai invalida Roberta, che rimetterla insieme riagganciando le molle fu fortunatamente impossibile.
Si chiama pediofobia, la paure delle bambole; io ne ero sommamente affetta, non soltanto nei confronti della traumatica Roberta, ma anche verso tutte le mie altre bambole che sapevo di aver maltrattato durante il giorno, spogliandole, smontandole,  riducendone a stoppa irrigidita i bei capelli lucidi e financo levando loro gli occhi (hai presente quegli occhi a contrappeso aperti o chiusi a seconda della verticalità?) e che temevo durante la notte si sarebbero animate e vendicate. Cercatelo altrove, l'eden dell'infanzia. Notti agitate e insonni di bambina, specchio di simili notti di signora di mezza età, in ambasce per altre azioni, omissioni inadeguatezze mancanze responsabilità e bambole. Per fortuna, nel mezzo, un lungo felice periodo senza bambole e con epiche dormite ha accumulato bastevoli riserve per il prossimo geneticamente prevedibile mio mezzo secolo.
Ma adesso ho comprato Elena.
(ha comprato un bambino, diceva una signora del nord di una donna che aveva partorito, con l'espressione dialettale che forse voleva evitare allusioni all'oscenità del sesso - e del parto - che prelude e accompagna la nascita, risultando tuttavia ancora più oscena) Io ho comprato, davvero, con la carta di credito, Elena, che è una bambola. Bella, morbida e vellutata come un neonato, con le ciglia lunghe e profumata, coprifasce, calzettini e ciuccio. Non mi sono rincretinita, tranquilli. Almeno spero. E' che mia mamma c'ha l'alzheimer e "la doll therapy può essere utilizzata nel trattamento della demenza senile in quanto attiva i sistemi di accudimento ed esplorazione". Cazzate, vi potrei dire, per lo meno oltre un certo limite, ma sarebbe un eccesso, che i meccanismi si sono attivati comunque, ma nel cane. 
Né il Roger testone, né la mamma malata distinguono tra bambino e bambola (e, con pazienza, alla fine fine l'etimologia arriva) e se l'una si limita a un sorriso un bacino e poi perde interesse, il cane, che è ansioso, se mi vede mettere Elena in braccio alla nonna, si turba, smania, percepisce il pericolo della incapacità all'accudimento, si intromette, lecca manine e piedi della supposta bimba e mi guarda con con quell'aria di stupito rimprovero, che pensava io fossi responsabile, ma non neanche di me si può più fidare, che in inaffidabili e incerte mani consegno una creatura piccola e bisognosa di protezione. E la notte, la prima notte è stata terribile per lui, ostinato a stare sul letto a lui interdetto a vegliare teso e con le orecchie dritte, che la bimba, cosa può capitare alla bimba in una lunga notte? 
Non starò a raccontare i rari e comicissimi sprazzi di lucidità in cui ammalata e cane si contendono la pupa, vicendevolmente convinti di esserne i più sicuri custodi, perchè alla fine ha vinto il capoccione, e ora Elena alla sera è affidata alla sua protezione e siamo tutti più tranquilli.
L'etimologia, come sempre da un senso alle chiacchiere, e questa bambola allora  da dove viene? Si orecchia una parentela col bambino, certamente, ma non c'è né il latino, in cui il bambino è prima l'infans  e poi il puer/puella che in generazioni abbiamo declinato, e la bambola è la pupa della pupilla, né il greco, che ha il pais/paidos della pedagogia o il brefos , porello, del brefotrofio.
C'è piuttosto un che di onomatopeico legato al balbettare (dell'infanzia o della demenza senile?) - e in greco si dice βαμβαινω - che per chi conosce il dialetto castellano fa ridere - come un nome che nasce spontaneo dalle prime articolazioni, sciocche articolazioni (ed infatti il bambo è uno sciocco e una sciocchezza il gioco. E c'entra, c'entra sempre sì sa, magari a forza, l'indoeuropeo, con la radice "BHA", che è parlare.
Non quadra? la bambola Roberta camminava, mica parlava! E adesso con Elena non parla la bambola non parla il cane e non parla la nonna. Lo faccio io per loro, che forse è giusto parlarne, del bene e del male. Tutto a posto.

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