L'insulto etimologico, la villa al Circeo e l'ospedale; l'internet no

La lucidità, la chiarezza, la memoria, ci insisto sempre, ma spesso mi manca su cose piccole o grandi.
Non sarà fondamentale, ma se io potessi ricordarmi che cosa stessi facendo nel calore della controra d'agosto lungo un vialetto muto della località figa delle vacanze della Roma bene, mi leverei un pensiero.
Camminavo,da sola,  tra ville con incredibili piante esotiche fiorite di arancio e di viola, i giardini chiusi da alti muri bianchi, molesti agli occhi nel sole, e i cancelli oscurati da listoni massicci di buon legno lucidati con flatting da barca. Da uno di questi cancelli, ben distanziati, che ville e giardini sono grandi, esce, da solo, un bimbetto biondo e dorato, biondo con quei capelli fini e lisci che hanno solo i figli dei ricchi, sicuramente sfuggito alle cure di una tata appennicata nell'ombra, che le signore alla casa al mare ci vanno con la bambinaia appresso,non sia mai. Esce, stronzetto, mi guarda, mi si para di fronte nel vuoto della strada "Quattrocchi!" Sì, indosso gli occhiali, più o meno da sempre ed è dai tempi delle elementari che non sentivo un insulto del genere. Ma si sa, su certe cose i bambini signori arrivano sempre un po' dopo. E resta lì, a braccia basse e visetto chiuso, forse ha identificato il diverso, che io ho le ciabatte e non i sandali gioiello della mamma e mi fissa, compiaciuto dell'insulto e geneticamente certo dell'impunità. Sfida con protervia la mia mitezza, e, cosciente che uno sguardo severo non sarebbe sufficiente riprovazione che chi passa le sue prime estati tra mura abbaglianti e spiagge secluse invisibili dal lungomare, lo insulto anch'io, quasi etimologicamente., che insultare viene dal latino insilire, che significa "saltare sopra" "lanciarsi contro"e senza ulteriormente turbare il silenzio pomeridiano, mi accosto, gli metto le mani sue spalle, lo volto e col la ciabatta pezzente delicatamente appoggiata al certo roseo culetto, lo indirizzo al ritorno dietro al cancello di famiglia, diononvoglia che la tata debba passare dei guai. Insulto si, ma con controllo, che controllo, con lucidità e chiarezza, è un'altra mia fissazione.

E l'insulto, se non nell'etimologia, è sicuramente una perdita di controllo, che io visualizzo come un Paperino infuriato che salta e che dietro ai caratteri speciali del fumetto nasconde insulti irripetibili. Che gli insulti si strepitano facilmente, ma ripeterli è sempre imbarazzante, soprattutto per chi li ha proferiti. Ma fatti loro. Non mi piace la gente aggressiva, mi piace la gente gentile. E infatti, se penso all'insulto, al di là dell'aneddoto ameno, non penso a parole (si sono presi a parole, è un'espressione che mi piace, che male è pleonastico, è nel prendersi la violenza, quando la stessa espressione potrebbe significare una bellissima sintonia di persone che con le sole parole si incontrano e si prendono, l'una pendendo dalle labbra dell'altro, con reciprocità, mi raccomando), se penso all'insulto, dicevo, non penso a parole e stupide mancanze (di controllo, di educazione, di argomenti, di intelligenza, di quello che ti pare), penso a una vecchiaia crudele, o al desueto modo di dire, "ha avuto un insulto", un'embolia, una trombosi, un ictus, un'ischemia, un infarto, pure qui ce n'è da scegliere. Un insulto, un attacco improvviso che gli è saltato sopra e l'ha squassato.
 Che ne ho visti di cari a me cari ridotti come uno straccio sporco, in varie configurazioni e diagnosi. E' un insulto senza giustificazione o perdono.  
Questo per dire state bene e siate gentili, fatelo per me.


Commenti

  1. Eh, insomma.
    Continuando ad invidiare la tua produttività letteraria e non lasciandoti like che qui non si può, io sono quel Paperino. Solo colpa mia. Per esempio: mi insulto perchè è un mese che non scrivo, perchè ho affanni e affetti in affanno, perchè non mi pagano niente e forse gli sto pure sull'anima, perchè a 53 anni sono un immaturo (cosciente di questo, ma pur sempre inerme).
    Quindi, con me stesso non sono gentile.
    Sono indulgente.
    Che è molto, molto peggio.

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    Risposte
    1. Io grafomane e tu dispersivo, diciamola tutta. Ma l'indulgenza è già in programma (se non già scritta, che essendo più anziana, mi scordo le cose con facilità)

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