Sette. Stravizi e virtù della parola.

Non lo so perchè ma sette è un numero importante.
Sette sono tante cose.
E in una società che invecchia il sette ti aiuta. Non a contrastare l'incedere della demenza, che rassegnati non c'è niente da fare, ma a misurarti. Per vedere a che punto sei e quanto ti manca.
Fai esercizi col sette.
Comincia coi sette nani (di solito quello che ti manca è Gongolo), poi i sette re di Roma, i sette colli. Se li sai tutti sei in tempo per  lasciare tutto scritto, in luogo sicuro ma non segreto, organizza le tue cose prima di non riuscire a ricordare neanche i giorni della settimana, e mettiti tranquillo ad aspettare. Coltiva la virtù. Rifuggi il vizio.
Sette sono i vizi capitali. Pochi li sanno tutti, ancora meno sanno cos'è l'accidia. Alcuni li hanno tutti, o quasi, e sai dove trovarli. Ma tu stai alla larga dal vizio, concediti solo stravizi.
Perchè il piacere, e la virtù, è nelle parole, e non facciamoci fregare anche prima del tempo della perdita, che nelle parole è pure l'inganno. Ti vogliono far credere che lo stravizio sia un vizio superlativo, come uno straricco o uno stracotto, mentre potrebbe essere qualcosa che è oltre, o fuori, come uno straordinario o un straripare, che già sarebbe meglio. Ma non è neanche questo, è proprio un'altra razza, è un barbarismo senza vizi.
Nelle lingue slave che io ignoro come qualunque altra lingua lo sdravitsa o la sdravitsa è il brindisi, è festoso, non vizioso (che l'eccesso sarà nei fatti, ma non nella parola).
Prokofiev, quello del Pierino e il lupo che si fa ascoltare ai bambini per introdurli giocosamente alla musica seria, compose - parole e musica- una cantata "Zdravitsa" per il sessantesimo compleanno di Stalin (non un capolavoro, ma non credo sia per questo che non la eseguono spesso - le parole le leggi nel video, che un po' mi vergogno) e forse qualche vizio c'era. Ma dei vizi parleremo poi. E delle virtù.

Che sia stravizio, allora, con allegro convivio, con un vino che dissipi affanni ma non porti all'oblio. C'è ancora tempo.
Mammolo, Eolo, Cucciolo, Brontolo, Pisolo, Dotto e Gongolo, pure Gongolo, ancora.

Tost!

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