Un due tre, fante cavallo e re

In diversi periodi della vita ho giocato parecchio a carte.
C'è stato un breve brillante periodo di frequentazione alta in cui giocavo al bridge e alla canasta ma per fortuna sono rapidamente decaduta a briscola e tresette.
Ai tornei con le signore del burraco non ci sono mai arrivata, ma chissà, il baratro è profondo ed oscuro. Ho comunque trascorso pomeriggi invernali a disporre e risolvere solitari.
Si giocava senza la passione del gioco perchè si stava insieme sempre anche se non si aveva granchè di cui parlare o perchè, essendo gli argomenti possibili troppo pesanti, era più profittevole alleggerire con una cricca di coppe e tre tre meno denari e tacere.  Il tresette lo trovo meccanico, a meno che non ti capiti un compagno cane, preferisco lo scopone, che ha un simpatico codice (mmiezz’o burdelle , ‘a cchiù piccerelle).
Tutto questo per dire del fante: ma è un fante o una donna? No, le questioni di genere non le voglio affrontare, voglio parlare solo del fante, perchè, lo so che non c'entra niente, ma è così, ultimamente sono stata in giro tra Veneto e Friuli e ho trovato ancora ben diffusa la stantia e mistificatoria retorica della grande guerra anche se non è più così economicamente vantaggiosa per i locali, essendo alquanto tristi e decaduti i negozietti di cimeli e i ristoranti per gruppi con parcheggio pullman.
Mi è rimasta di quei luoghi l'emozione per le pietre del San Michele di cui condivido ogni aggettivo, che, sempre, la morte si sconta vivendo, ma per il resto, poco, e i fanti del Piave sono solo un ricordo di scuola (c'era la canzone sul libro di musica delle medie) e una curiosa parola. 
Il fante, il fantino (uno va a piedi e uno a cavallo, che senso ha che abbiano lo stesso nome?), la fantesca, l'infante e il fantoccio, ne faccio un fascio e li butto là; non sono una famiglia di parole, sono proprio la stessa, per tutte l'origine è il "femì" greco, il parlare, anzi, il non parlare, che davanti c'è l'In, la negazione, che poi cade ma resta, mica devo spiegare.
Sto fante che è in-fante, che non parla, mi evoca, in etimologia fantastica, sottolineo, NON E' VERO (o se lo è, poco poco, alla lontana), la disciplina militare, l'usi a obbedir tacendo, e tacendo morir dei carabinieri che poi l'hanno cambiato in nei secoli fedele, ma mica sempre, che alla fine, se dev violare il motto,  era meglio parlare ed essere fedeli  che tacere e fare zozzerie (scegli tu il livello di cui parlare).
Ma questa è solo una mia suggestione, che, se vogliamo il fante, infante  con l'aferesi, ha più a che vedere con lo sfruttamento del lavoro minorile. Il fante era un giovanetto servitore, che seguiva, a piedi, e serviva il soldato a cavallo, nobile e ricco, che quella volta il cavallo se lo dovevano portare da casa (e anche adesso non sarebbe male se dicessero vuoi pilotare l'F35? Lo so che gusta, portatelo da casa che a me i soldi mi servono per qualcos'altro, metti conto scuola e sanità e poi ho ripudiato la guerra,  che ogni tanto ce lo scordiamo e quei cosi neri ci sono passati sulla testa diretti a est mentre eravamo in spiaggia, sono passati vent'anni, ma ancora li sento, e ancora sento parlare chi gli diede il via - ah, già quelli sono fantocci e io parlo di fanti .... )
Il fante è giovane, un soldatino, che combatte a terra e si porta l'arma. A volte muore e diventa un'eroe, se non l'hai conosciuto, altrimenti è un figlio morto, un pezzo di cuore. Il fantino va a cavallo e non fa la guerra: era il più piccolo dei piccoli servitori, leggero e agile per montare a cavallo e vincere le corse, fortunato lui. La fantesca è il fante al femminile: anche lei taceva e serviva, ed era giovane, spesso esposta a intemperanze padronali, ahilei, ma ne hanno fatto letteratura, e non andava in guerra, che non c'era la parità dei sessi, e in questo buon per lei. Non ci andassero nenche i fanti, e neanche quelli degli aeroplanini (che certo gusta a portarli, diceva uno che non mi ricordo "la guerra è bella" ed aveva ragione).
Basta fanti, fate l'amore e non la guerra,e se non puoi e non vuoi farlo, gioca a carte, e se non sai cosa giocare gioca a coppe, che è una regola del Chitarrella, e le regole si rispettano (o si fa la rivoluzione, ma quella è un'altra storia) ed è sempre meglio coppe che spade, bastoni o, peggio, denari.

 

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