Le galline felici e le oche giulive.

Etimologia traditrice! Non mi aspettavo questo da te!
Ma, se stiamo all'etimologia, la gallina più felice è quella più feconda (ne ho parlato altrove, della radice fel e del succhiare, che mi pare tra l'altro azione meccanicamente impossibile per una gallina, ma lasciamo stare che potremmo aprire il tema dell'alimentazione degli animali d'allevamento - le farine di carne date agli erbivori, ad esempio, ma è tutta un'altra storia). La gallina più felice sarebbe etimologicamente la più feconda, quella che fa più uova, allevata in batteria con le luci sempre accese e il becco tagliato.
Per comodità, questa gallina feconda ma di certo non felice, isterica, spennacchiata dall'altrui e propria aggressività, costretta, martoriata, per comodità la chiameremo la gallina di TINA. Tina non è la mia vicina della campagna, quella è Rita, anche lei aveva galline dalla incerta condizione esistenziale, libere ma pidocchiose, e aveva tacchini minacciosi, con lunghi bargigli rossi e mostruose caruncole blu, che la aggredivano beccandole ferocemente le gambe quando portava loro il pastone. Lei si difendeva preventivamente entrando nel  recinto dei volatili con un pezzo di tubo di gomma come una della banda Koch e menando mazzate alla cieca, non sempre vittoriosa, e sempre malconcia, ma anche questa è un'altra storia, che bisognerebbe conoscerla, Rita. Erano felici le galline di Rita - e i suoi tacchini (quelli, io li ho visti non la cercavano neanche la felicità...) e quanto? C'è forse un test su Riza psicosomatica per misurala?Non lo so, limitiamoci al benessere animale, che con l'altropomorfizzazione degli animali già abbiamo ridotto a peluches amoooore della mamma quelli che abbiamo in casa (figli compresi, spesso) e la strada per fare lo stesso con porci vacche e pure con gli orsi, mi pare, è liscia e in discesa.
Ma parlavo delle galline di TINA, non di quelle di Rita.

Le galline di TINA il benessere non sanno manco che cosa sia (e, come si dice, non avendolo mai conosciuto non gi manca - tranquillo è solo una battuta, manca a noi, comunque, che mica siamo bestie), ma TINA dice che va bene così, se vogliamo che i cinesi in numero di un miliardo e passa, e senza manco più il figlio unico, abbiano le loro uova al vapore per tacer dell' uovo centenario, Tina, there si no alternative, non si può fare altrimenti, galine incasellate ad espellere uova e via, nutriamo il mondo, a meno che non lo si voglia nutrire a bacherozzi, che quella sì è un'alternativa che ci stanno raffinatamente impiattando perchè ci sembri appetibile.
Non è Rita e non è TINA (non per questo,almeno) ma c'è una mia amica che mi ha appalesato la sua soluzione, facendomi conoscere le galline felici.
Le galline, come si sa condividono spesso il loro spazio con le oche. Che sono piene di entusiasmo. Ed è questo il caso.
Mi ha introdotto, la mia amica, in questo mondo felice.
Gli allevamenti sono presentati come le brochure delle case di riposo. Si decantano gli ampi spazi a disposizione, nel verde, la cura dell'alimentazione e l'assistenza personalizzata. Le uova vengono raccolte ad una ad una là dove al pennuto è saltato l'estro di deporle e, dai non dire che solo io ho pensato al controllo del pannolone Dignity. I giacigli non sono antidecubito ma di cenere e sabbia. Stagni e laghetti punteggiano il prato come le vasche idromassaggio per il massaggio plantare degli anziani. Per gli uni e gli altri, un sottofondo musicale. Lo staff è qualificato: non mi invento niente, al Paradiso dei polli che sta qui vicino e se mi gira lo vado a visitare, hanno il microbiologo, l'igienista, l'erborista, l'esperto di arte olistica (?) e medicina alternativa, il falegname, il musicoterapeuta, l'esperto di relazioni pubbliche e pure il veterinario, che quasi quasi a mamma la trasferisco là. Oppure dal signor Parisi, che alle galline gli dà il latte di capra, prendendo forse alla lettera l'etimologia di felice, il fel del nutrimento e del succhiare. Le sue belle uova le firma ad una ad una, e costano un euro. Mi sa che non ci nutre il mondo, non dico i cinesi ma manco i nostrali che a pranzo un piatto di pasta e la sera una frittata, altro non ci scappa.
Ma la mia amica sorride giuliva, con serena leggerezza, e la gallina è felice, e TINA ride.
Ride e la lascia giocare - pet therapy per guarire coscienze turbate, e intanto va avanti, che, lo sai, non ci sono alternative. E l'uovo del Parisi si mangia marinato, non è un'alternativa al 15 centesimi del Lidl, al più si confronta con l'uovo di storione, ma no non si usa più. Bottarga, sempre uova sono.
Ma la mia amica sorride giuliva, con serena legerezza, col suo candido uovo di livornese ha salvato il mondo e una gallina, e un'oca certamente. Che dio la benedica.
Ci sono galline che in una bella economia circolare becchettano gusci di ostrica, e altro non ti dico, che te lo dico a fare.
Il fatto è che io sono stanca, e non voglio pensare all'uovo. Non voglio dover pensare a un uovo. Voglio farci la pasta, rompendolo in una fontana di farina (la farina col grano di TINA, se ci penso) e mischiandolo piano piano, prima con la forchetta e poi con le mani, lavorando e impastando col bel gesto di dita, palmi e braccia fino a farne una palla liscia. Non voglio pensare all'uovo se non per contemplarne la perfezione, ce l'ha pure in testa la Madonna (eventualmente, se ho tempo voglio pensare a quello)
ci sarà rispetto per l'uovo, ci saranno le regole. Ma le regole le fa TINA, e non mi pare regolare.  Fa le uova col culo degli altri, se mi perdoni il registro basso, e ognuno ha la sua parte.

"Non capisco perchè compri le uova a Malta a sette centesimi l'una e poi le vendi a cinque".
"lo faccio per guadagnarci su."
"ma come fai a guadagnarci su? Su ogni uovo ci perdi due centesimi."
"Ma guadagno tre centesimi e venticinque per ogni uovo, vendendolo a quattro e venticinque agli stessi individui di Malta da cui lo compro a sette centesimi. La cooperativa ci guadagna su. E tutti ricevono la loro parte."
A Yossarian sembrò di cominciare a capire qualcosa. "E quelli che le comprano da te a quattro e venticinque fanno un guadagno di due e settantacinque per ogni uovo, quando te le rivendono a sette centesimi l'uno. E' così? Perchè allora non vendi le uova direttamente a te stesso, eliminando la gente da cui le compri?"
"Perchè io sono la gente da cui le compro," spiegò Milo. "Faccio un guadagno di tre centesimi e venticinque per ogni uovo che vendo a me stesso e un guadagno di due e settantacinque quando le ricompro da me. Che corrisponde a un guadagno totale di sei centesimi per uovo. Quando le vendo alle mense a cinque centesimi perdo soltanto due centesimi; in questo modo rivendere le uova a cinque centesimi l'uno, dopo averle comprate per sette diventa un'operazione finanziaria vantaggiosa. Quando le compro in Sicilia, pago solo un centesimo per uovo, direttamente dai pollai."
"A Malta" lo corresse Yossarian. "Compri le uova a Malta, non in Sicilia."
Milo fece un risolino soddisfatto. " Non compro uova a Malta," confessò con un'aria di leggero e segreto divertimento che fu l'unica deviazione che mai Yossarian gli vide dalla sua abituale industriosa severità. "Le compro in Sicilia a un centesimo l'uno e le trasporto clandestinamente a Maltaa quattro e venticinque, in modo che quando la gente viene a Malta per comprare uova il prezzo è salito a sette centesimi l'uno."
"Perchè allora la gente va a MMalta a comprare le uova se sono così care laggiù?"
"Perchè hanno sempre fatto così."
"Perchè non vanno a prenderle in Sicilia?"
"Perchè non hanno fatto mai così."
"Adesso proprio non capisco. Perchè non vendi le uova alle mense a sette centesimil'uno invece che a cinque?"
"Perchè in quel caso le mie mense non avrebbero più bisogno di me..."
...
Tutti ricevono la loro parte.
(J. Heller - Comma 22)
Non è che funzioni proprio così, ma l'idea è quella.

PS. Ti rivelo un segreto. Sembra il più banale dei luoghi comuni, ma è vero. Molte signore volevano le uova delle galline di Rita, pensando fossero felici (ma che ne sappiamo dell'altrui felicità?). Le uova non bastavano per tutti, ma Rita non voleva scontentare nessuno (e ognuno aveva la sua parte): comprava uova al supermercato e le nascondeva nel pollaio. E tutti erano felici, galline (forse) e oche.  Non c'è alcuna alternativa.

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