IL GIGLIO LA SUORA IL VECCHIO CLINT E ZEUS. IL CAOS, INSOMMA

Tra le rose e le viole
anche un giglio ci sta bene.
Noi vogliamo tanto bene
alla madre superiora.
Se sapessi lavorare
quante cose vorrei fare
quante cose vorrei fare
con la madre superiora.
Evviva la madre superiora!
Abbasso il peccato mortale!
Abbasso il diavolo!


Una mia amica che era andata all'asilo dalle suore - erano gli anni delle prime manifestazioni , come si vede dagli evviva/abbasso adattamenti infantilizzati degli slogan di piazza - mi aveva insegnato questa agghiacciante autocratica canzoncina.
In una lettura adulta mi soffermerei sulla seconda strofa, interrogandomi sulle cose che potrei fare "con" e non, come mi aspetterei, "per" la madre superiora.
Nel "per" ci sarebbe un dovuto omaggio, nel "con" ci sarebbe o un presuntuoso innalzamento al livello della superiora, che è superiora e perciò superiore, o una pericolosa ambiguità che neanche voglio pensare, e mettici pure abbasso il peccato mortale...
Ma la mia prima lettura vedeva solo il ridicolo di una improbabile manifestazione d'affetto.
E soprattutto mi infastidiva la scelta dei fiori. Rose e gigli sono fiori alti, dagli steli robusti, le violette sono piccolissime e fragili, non possono stare nello stesso mazzo.
Già gliel'aveva detto il Pascoli, homo rusticus che conosceva i fiori - quelli veri, di campagna, non quelli dai nomi poco usati dei poeti laureati - alla donzelletta di Leopardi che rose e viole non vanno bene insieme, non fosse
altro per stagionalità, e se ci metti pure un giglio, affermando che ci sta bene, davvero non capisci niente, parli di fiori a casaccio in generale, mettendoci quei tre nomi che sai, per farne omaggio a una suora baffuta. Che spreco.
Che poi giglio etimologicamente, ma la faccio breve, viene da una radice che significa semplicemente fiore.
Coltivo gigli, come un Clint Eastwood novantenne e vivacetto nel suo ultimo film, in cui per i gigli si rovina; non so se l'hai visto The Mule. Insomma a novant'anni uno si può permettere di rovinarsi e anche di fare un film così così da una storia vera straordinaria e con un fiore metaforico.
L'Hemerocallis, il giglio che coltiva nel film, è una varietà rustica che fa un sacco di bei fiori che come dice il nome durano un giorno solo. La metafora potrebbe essere di prendere il buono di ogni giorno, ma non funziona, se per farlo diventi un corriere della droga, o forse meglio, non date per morto il vecchio Clint, che domani rifiorisce.
Io tengo alla durata, più che alla quantità, non solo per i fiori, e coltivo altre varietà di gigli.
I miei hanno una strana caratteristica, Il fiore è alla sommità e lungo il fusto, all'ascella delle foglie, si sviluppano dei bulbilli, con foglioline e radicette, praticamente delle nuove piante.
Essendo il giglio simbolo di purezza - ma di candidi ne ho solo uno, gli altri sono sfacciatamente rossi, gialli, tigrati o sceziati - gli corrisponde una riproduzione asessuata, che non debba essere impollinato.
A me piace questa cosa, perchè mi ricorda certe strambe nascite degli dei dell'Olimpo. Il giglio nasce dal'ascella come Atena nacque dalla testa di Zeus, o come Dioniso, che si sviluppa e nasce dalla coscia del padre. Non chiedermi perchè,sarà che è dritto e forte, brillante nelle foglie lanceolate, ma io vedo un giglio padre, non madre.
E infatti il tema del post doveva essere sulle moderne procreazioni  asessuate o polisessuate, frutto di una potenza non divina ma economica, in un caos riproduttivo, in cui solo si nega lo stereotipo della riproduzione naturale, che non ha la grandezza del mito. Ma ho già scritto troppo, e te lo dico, forse, un'altra volta.
PS Mi sa che in materia la penso come il vecchio Clint. Non so se sia un bene,

Commenti

  1. blogger duri e puri
    di recente Google ha aggiornato (in meglio) la relativa appilcazione, e la cosa fa ben sperare

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