Uccelli di palude, domande e una canzone.
Pittima, sei una pittima! Così mi dicevano da piccola, ed in effetti lo ero: noiosa, lamentosa, insistente... Per ottenere ciò che volevo, niente strilli, niente capricci o pianti, solo un'infinita, sommessa, continua pubblica e anche gentile richiesta. Li prendevo per sfinimento. Pittima, sei una pittima! Oggi che il lessico s'è ristretto si direbbe rompipalle, ma almeno nell'insulto insegnamo la coloritura, che anche insultare è un'arte. Questo però te lo racconto in un'altra occasione, altrimenti come sempre metto troppa carne al fuoco, o mischio tutto in un calderone, così, tanto per regalarti due perle della mia reverendissima maestra fascista, e invece va fatto bene, che l'insulto, per quanto inflazionato, è una cosa seria e ci metto Borges, e Gadda e Celine e Apuleio, Schopenaur e tutti quelli che mi sto scordando (come, per rimanere in tema, i santi che metodicamente bestemmiava Marino il fornaio quando bruciava il pane). E coi bambini pazienza, e un ...