Uccelli di palude, domande e una canzone.

Pittima, sei una pittima!
Così mi dicevano da piccola, ed in effetti lo ero: noiosa, lamentosa, insistente...
Per ottenere ciò che volevo, niente strilli, niente capricci o pianti, solo un'infinita, sommessa, continua pubblica e anche gentile richiesta. Li prendevo per sfinimento.
Pittima, sei una pittima! Oggi che il lessico s'è ristretto si direbbe rompipalle, ma almeno nell'insulto insegnamo la coloritura, che anche insultare è un'arte. Questo però te lo racconto in un'altra occasione, altrimenti come sempre metto troppa carne al fuoco, o mischio tutto in un calderone, così, tanto per regalarti due perle della mia reverendissima maestra fascista, e invece va fatto bene, che l'insulto, per quanto inflazionato, è una cosa seria e ci metto Borges, e Gadda e Celine e Apuleio, Schopenaur e tutti quelli che mi sto scordando (come, per rimanere in tema, i santi che metodicamente bestemmiava Marino il fornaio quando bruciava il pane). E coi bambini pazienza, e un sorriso.
Pittima, sei una pittima! Eppure il basso continuo della ripetuta richiesta funzionava, e così ho continuato ad essere una pittima anche crescendo, anche in amore, per dire. Avrei potuto essere altro, ma mi mancava il fisico, come dice De Andrè.

La canzone te la metto coi sottotitoli, che il genovese è chiuso e risonante e non si capisce, anche se la pittima forse è più veneziana che genovese, vai a sapere, sono storie da repubbliche marinare.
La pittima (dal greco epi - thema, posto sopra) era, sinteticamente, uno sfigato che all'epoca veniva pagato per seguire tra la gente il debitore moroso e ricordargli con costanza ed insistenza, senza minacce, ma solo esponendolo alla pubblica vergogna dell'atto, che era ora scossa di pagare. Umile e ingrato mestiere.
La pittima fa richieste, richieste legittime, a chi non vuol sentire. E' frastidiosa sì perchè è insistente, ma anche perchè ti ricorda qualcosa che vorresti aver dimenticato o speravi di essertene liberato... Non è mica un ruolo facile, soprattutto perchè gli manca il fisico...
La pittima è uno che chiede, e un uccello di palude (con verso lamentoso, da cui il nome) che zampetta nel fango e raccoglie residui. Io l'uno e l'altro. Per antica abitudine continuo a chiedere, e chiedo e raccolgo piccolezze, che per i grossi crediti c'è da rivolgersi alle autorità, quali che siano, non a una pittima. Le mie, ti sembrano immondizie, ma c'è chi ci si nutre.
Sono domande, stupide, da fine stagione, ripetute in un agosto senza tregua.

Che fine hanno fatto i fenicotteri rosa allegra costante dell'estate passata? tutta una estate di fenicotteri ton sur ton con i campari spritz e le unghie laccate, un che di Africa, una cartolina  di lagune sarde,  tanto finto Miami  e musica, poi più nulla, scoloriti dal sole e dal cloro delle piscine, gli avranno spezzato le gambe tirato il collo per far spazio allo splendore di cene in bianco, camicie di lino bianco, fiori bianchi tra i capelli, candele bianche, chilometri di bianca fiandra sulle tavole, cuscini bianchi e porcellane. Bianche. Ti risparmio il menu. Non mancano fiori eduli a decorare portate. Decorativi gli ospiti. In bianco, luminosi. Denti bianchi su visi abbronzati. Decorativi, scenografia, non attori.
Ripeto, pittima, la domanda: e i fenicotteri rosa?
Non solo loro.
I fenicotteri rosa, e sì le cene in bianco, i preservativi vegani, il latte di soia nel cappuccino, le femministe del metoo, la dipendenza da tweet meritevole di un programma in dodici passi di politici inaciditi, Baby K e Chicco Testa ( o un altro uguale domani) è tutta una cosa - a ciascuno il suo, naturalmente - ma è tutta una cosa, è la grande bocca del mercato che tutto ingurgita, e sputa i residui che le restano sulle gengive.
E' tutta una cosa sola, e una sola domanda, quella giusta è non dove sono finiti, ma che cosa significano, a che servono?
Ingurgita e sputa, il mercato. Una bella spazzata di lingua e poi sputa residui nel fango. Tra essi zampetta la pittima, lamentosa. Becca e ripete il suo verso, la sua domanda. Da piccola funzionava, la pizza alla fine arrivava. E ancora ci provo.

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