Oggi al mare: Natalia Ginzburg, il picnic il politically correct e naturalmente la mamma.



Possiamo essere adulti impegnati, indifferenti o distratti, ma basta a volte una parola per caso, una frase, un'immagine per farci ritrovare, viva e improvvisa,  la nostra giovinezza.
Oggi al mare ho pensato a Natalia Ginzburg. Magari se ero istruita potevo pensare a Proust, ma la Ginzburg mi funziona meglio, con questa citazione, in cui parla del padre, per il quale erano tutti "sempi", scemi, e come dargli torto, eccoci:
"....Oltre ai «sempi» c’erano i «negri». «Un negro» era, per mio padre, chi aveva modi goffi, impacciati e timidi, chi si vestiva in modo inappropriato, chi non sapeva andare in montagna, chi non sapeva le lingue straniere. Ogni atto o gesto nostro che stimava inappropriato, veniva definito da lui «una negrigura». Non siate dei negri! Non fate delle negriture!  - ci gridava continuamente.  La gamma delle negriture era grande. Chiamava «una negrigura» portare, nelle gite in montagna, scarpette da città; attaccar discorso, in treno o per strada, con un compagno di viaggio o con un passante; conversare dalla finestra con i vicini di casa; levarsi le scarpe in salotto, e scaldarsi i piedi alla bocca del calorifero; lamentarsi, nelle gite in montagna, per sete, stanchezza o sbucciature ai piedi; portare, nelle gite, pietanze cotte e unte, e tovaglioli per pulirsi le dita..."
E' Lessico Famigliare, il libro non ce l'ho perchè si trovava in ogni biblioteca di classe, e non serviva comprarlo (oh, la brama di possedere libri...), ma l'ho letto un sacco di volte e mi piaceva tanto. Bella famiglia.
 Mi è venuto da domandarmi se ancora ci sia, Lessico famigliare, nelle scuole, con tutti 'sti insulti ai negri, o se una censura politically correct abbia sbianchettato i passi imbarazzanti come le lamentele o gli ardori erotici delle lettere dal fronte alla morosa. O forse il problema non si pone, tanto chi li legge i libri? Ho per caso trovato un dotto articolo che spiegava che i giovani hanno ancora bisogno di storie e narrazioni, e per questo c'è Istagram. Nell'ignoranza mi taccio, e torno alle negriture.
Nella mia famiglia non c'era un simile lessico, per definire quegli atti, ma una chiarissima  prossemica del volto, di lievi movimenti di sopracciglia, increspature di labbra, e spostamento di pochi gradi a sinistra del collo e pochi gradi in alto del mento.
A parole, no, politically correct, a casa mia, cafone non si dice, ma negritudini noi non dovevamo farne.
Oggi, al mare, di buon ora , sotto l'ombra delle tamerici superstiti che separano la spiaggia dalla strada - un tempo, io ricordo, ce n'era un bosco - sono arrivati i negri. Caucasici, naturalmente, appena abbronzati. Una numerosa famiglia ha ordinatamente disposto il famigerato tavolino da picnic a valigetta, con gli sgabellini pieghevoli, frigo portatile, un grosso thermos con erogatore e sacco nero per i rifiuti, legato all'albero, unico segno che non si era in "Ritorno al futuro". Più in basso sulla battigia, ombrelloni e letti
ni. Non chiassosi, ma allegri, con bambini e cane.
Per noi, immediata, più che nostalgia, invidia per l'irreplicabile. Per me che non potrei replicare qualcosa che non ho mai posseduto, che era una "negritudine" una cosa cafona e inadeguata, ai bordi delle strade dio era morto, mica ci si fermava a fare merenda...  e per il mio compagno di spiaggia e di vite G. perchè, se nei suoi picnic infantili pesava un 2 alla quarta o massimo alla quinta, adesso sta più vicino alla settima potenza (ma non ci capisco di numeri), e se non cede il telo, cede il tubo cavo d'allumino, in quello sgabellino si cui mai più potrà sedere (e se anche fosse, chi lo tira più su?).
E così, oggi solo un po' di invidia per chi si diverte semplice, senza troppe parole, e un'etimologia da "forse non tutti sanno che..." della Settimana Enigmistica, che quella sì, ma solo i Bartezzaghi e i senza schema, e che palle, ma' a che t'è servito tutto sto perbene, tutto sto studiare che s'è perso... sono così stufa che l'etimo lo copio:
Picnic: dall’inglese picnic, dal francese piquenique, composto di piquer ‘rubacchiare’ e nique ‘bazzecola’, ambedue di origine espressiva, che è come dire che al picnic si deve spizzicare, mangiucchiare ... O ma', preso così sarebbe stato sufficientemente raffinato, niente a che vedere con teglie di lagagne o pomodori col riso, in geografica variazione e si poteva fare, a saperlo. Mo' lo compro, un tavolino a valigetta, e ti ci porto, sotto le tamerici, a ridere e mangiare al caldo... pesi così poco, lo sgabellino ti regge, e poi ti aiuto al alzarti.

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