L'agente, l'oculista i vignaroli e il ministro competente.

Per vent'anni ho fatto l'agente di viaggio. Una delle prime regole che si imparano, se sei un agente di viaggio, è di non rivelare MAI qual è il tuo mestiere, che tutti vogliono/vorrebbero o hanno viaggiato e tutti, sempre, hanno qualcosa da domandare o raccontare. Insomma a tutti gliene va di discorrere. Meno che a te, che non vuoi dare consulenze gratis e non vuoi ascoltare le chiacchiere che ascolti tutto il giorno alla tua scrivania.
E' un mestiere in cui ci devi vedere bene. Non per scrutare i panorami del mondo o le macchie sulla moquette di hotel che devi eventualmente consigliare, ma per riuscire a distinguere se nell'arcaico schermo blu dei sistemi di prenotazione in quella data riga - e già le righe ballano - c'è scritto TK, KK, HK,  HX o un sacco di altre letterine, che non ti sto a spiegare, non è tutto expedia o ryanair, prova tu ad esaudire i desideri di poro nonno che prima di morire vuole andare a trovare la sorella a Charlotte NC, ma viaggia in carrozzella e con l'ossigeno al naso, e si vuole portare pure il figlio della badante che c'ha 10 anni, e se non ci viene con me quando ci va in America, basta un TK e ti va tutto all'aria, sapessi, poro nonno bloccato a Newark col figlio della badante non si augura.
Insomma ci devi avere gli occhi buoni, e allora una volta sono andata dall'oculista, che le lettere mi si confondevano troppo. Il signore mi visita, mi fa leggere letterine, anche H e K, mi guarda in fondo agli occhi attraverso quella specie di imbarazzante  binocolo con la mentoniera col quale ti sta così attaccato che ti respira in faccia, mi mette quegli occhiali galileiani, che appesantisce con file di lenti - vedi meglio così o così? ma che ne so sto a disagio,non so mai scegliere, figurati adesso... do una risposta a caso, tanto per compiacerlo - decreta infine che sono ciecata da vicino e da lontano, e mentre scrive un paio di foglietti di delega per l'ottico, fa il simpatico in preparazione del passaggio di denaro di cui si incarica la segretaria, ricorda, io no, che frequentavamo lo stesso liceo, e poi arriva ahimè al lavoro mio. E qui gli parte la spocchia.
"Ma tanto mica potete averli visti tutti i posti che vendete ... E come faccio a fidarmi se mi consigli un hotel che non hai visitato?"
"Dottore, mi dispiace per il tuo glaucoma pigmentario, o curi forse malattie che non hai avuto?"
La finiamo con una risata, mica mi metto a parlare in uno studio privato con fila in sala d'attesa di competenza conoscenza esperienza. Vado dalla segretaria, consegno il contante e solo dopo domando la fattura - il Kempinski di Dubai non l'ho visto (dici che lo conosco?), ma tu sul mio ci paghi le tasse.
La competenza, dottore mio, sempre e dovunque, il fondamento del mito eziologico del nuovo eldorado che è stato buttato a mare come una bottiglia di plastica da un popolo incompetente che non ne capisce il valore. Ma che competenza?
Un mito della politca, il governo dei competenti, governa chi sa. Per dire, un Lunardi a scavare gallerie, un Monti a spartire soldi, un Poletti al lavoro, un Calenda dovechesia, mi pare giusto.
Si chiama, lo sai che mi piacciono le parole, epistocrazia. Che, ti spiego con secondo aneddoto, non va bene. Una volta studiavo la filosofia all'Alma Mater, e ogni tanto scendevo al paese, straordinaria terra selvaggia, proprio terra, accolta dai terragnoli festanti. La nonna della vicina che mi ammanniva il maialino cotto nel forno a legna, un bebè dalla crosta croccante
e la poca carne burrosa, immorale delizia, mi fa : "tu studi... (ammirazione e incomprensione) e che studi?" Con botta epistocratica (che è disprezzo, mi scuso, non era MIA intenzione) rispondo "Epistemologia" (ammirazione e incomprensione, diffidenza, soprattutto) "e a chi guarisci?"
Non va bene, che il popolo non capisce. Mi dirai, il popolo non capisce perchè non capisce. Pure tu, se mi consenti, che esso è sovrano, e responsabile. E se mi neghi  il fondamento o ti levi il democratico dalla faccia, o l'episteme non ti serve a a niente. Che la politica non è tecnica è visione, che manco Santa Faustina, e il competente sta sotto e gli dà gli strumenti. La Repubblica, quella di Platone, meno quella di Scalfari, faceva distinzione tra l'episteme e la doxa, l'opinione. ma ci hai fatto caso che tutti i campioni dell'epistocrazia sono autorevoli opinionisti in TV? Che epistocrazia e dossologia vanno a braccetto, tutti parlano  e esprimono opinioni che manco a Uomini e Donne (e lo vedi il difetto?) e chi capisce, stai tranquillo che ci penso io, comanda. Ma non funziona così, magari non è comodo, il popolo sovrano, magari non capisce, ma sceglie e vuole essere rappresentato.
Anche da un ministro bibitaro, se così crede,  se crede abbia la visione, il disegno e l'ideale.  Se non ti piace, falla, la politica, ma non a Uomini e Donne. Che ne parliamo a fare.

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