La mostra d'arte e la fisica, con buona pace dell'uncinetto

Delle cose di donne devono occuparsi le donne, Mica lo so se sono d'accordo. Non mi sono mai piaciute le gestioni privatistiche, ma ancora meno le cessioni in appalto stile autostrade per l'italia, a tutto vantaggio del concessionario. Sempre che si stabilisca quali siano le cose di donne, parendomi che la questione femminile abbia subito un furbo riposizionamento, perdendo di vista gli aspetti econimici e politici (la Sara di Renzi, che lavora al banco con la spada di Damocle di quella lettera in bianco, chi se la ricorda? C'è Asia che ha preso la scena, è attrice, si sa...), su tematiche ortografiche o genitali, con bello scivolone giù per la discesa ai tempi in  cui "signora o signorina?" era un problema e le mie zie anziane e vergognose mandavano la nipote disinibita a comprare la pomata per il prurito intimo.
C'è, mi pare, un prevalente interesse per il corpo, una costante riduzone a una dimensione strettamente individuale sia quando si parla di problemi (tizio mi ha toccato il culo: me too! me too!!) che quando si parla di diritti. Con una regressione e un ulteriore restringimento degli spazi di identità femminile, dal focolare domestico allo specchio di casa, alla pura immagine (è naturale che se si esce dal femminile e si ragiona da persone - e questa volta senza etimologia, ma con definizione da dizionario: "essere umano oggetto di considerazione  nel complesso delle sue qualità"- è tutta un'altra faccenda, e va molto meglio).
In un mondo che è pure più maschilista di quello della fisica spermentale quale quello dell'arte contemporanea ho visto una personale dedicata ad una artista donna. L'avrei guardata come la personale di un artista e nel mi piace/non mi piace che è l'unica cosa che posso dire guardando l'arte contemporanea avrei probabilmente propeso per il mi piace, per il colore e l'inventiva, ma era tutto molto al femminile, e m'ha fatto strano. Perchè se la fisica è fisica e conta la competenza, il risultato, l'impegno, e non credo - o almeno spero - ci sia un modo femminile di approcciare la fisica, l'arte è espressione e consente nelle tematiche, nelle tecniche e nell'estetica di essere riconoscibile, se ci tieni, come donna. Ma l'impressione è che sia sempre la stessa minestra, che la rappresentazione, estrosa e di sicuro impatto visivo, sia sempre la stessa: le scarpe, le pentole (scarpe giganti fatte di pentole, bellissime, nell'opera Marilyn) il rosa e l'oro da boudoir, le piume, i tamponi mestruali che formano al posto dei cristalli uno straordinario lampadario. Facciamo finta di giocarci, con i modelli, ma ci siamo dentro, come nei tanti specchi della (enorme) maschera  veneziana icona della mostra. E infatti mica dico dell'artista, che è libera, e il mercato la benedica.
Di lei mi sono piaciuti, e tutto quanto sopra solo per arrivare a questo, gli orinali rivestiti al crochet ( per il quale, lo sai, ho una debolezza). Citazione di Duchamp, ma soprattutto, in stereotipo, pazienza, che il maschio piscia e la femmina lavora all'uncinetto (se stagionata, per la giovane è trendy imparare) -la mamma della mia amica fa degli splendidi coprirotolo di cartaigienica decorati a roselline maschile e femminile declinati insieme nel trionfo dell'inutilità. Nell'auspicabile inutilità delle distinzioni (o forse dell'incontro, visto che pisciare in un orinatoio carinamente ricoperto non farebbe certo bene ai rapporti tra sessi, ma a questo non ci voglio pensare adesso, che non mi è funzionale). Pensa che c'è una antica radice indoeuropea ... non ti sto prendendo in giro, e tu non prenderci me, che c'è davvero, un'antica radice indoeuropea comune per uomo e femmina che è "bhu", che è bellissima, importantissima e difficile da spiegare, che ci si regge sopra tutta la storia e la filosofia. Significa (luce naturalmente) essere, diventare, essere in divenire (ahia) e da qui generare, nutrire. Da essa derivano phisis, la natura e humus, la terra, e bios, la vita e la femmina e l'uomo. Anche il padre (madre no, avrebbe un'altra storia e nella mostra dell'artista tra tanto femminino non c'era manco un cenno alla maternità, qualcosa vorrà dire; malignamente penso alla surrogabilità che toglie l'esclusiva all'unica cosa che sarebbe naturalmente esclusiva , ma che ne so pare sia una conquista...)
Insomma, la radice è quella, la natura e la vita, ed è comune, perciò non importa chi sa far meglio la fisica, o l'uncinetto, che è solo questione di allenamento e di carattere, o di orpelli simboli e colori ( e non mi dire che sono citazioni pop, che sono almeno cinquantanni che citiamo le citazioni), che se non capiamo che non è mai una questione di genere, ma di potere, di "bhu", di essere, essere in divenire, di luce e movimento, ce ne rimane poco.
Bellissima personale. Il personale è politico, ma non è tutto.

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