Funerali e antifascismo

Se posso permettermi un consiglio su una materia delicata, quando muore un vostro caro, se non è stato un cattolico praticante non lo portate in chiesa, per il funerale (etimo affine a fumo, e un po' c'entra). Quel povero prete dovrà ricorrere a tutto il suo repertorio  per mettere insieme quattro parole di generico ricordo e conforto, leggerà la parola del Signore dal libro di Giobbe:

Dopo che questa mia pelle sarà distrutta,
senza la mia carne, vedrò Dio.
Io lo vedrò, io stesso,
e i miei occhi lo contempleranno non da straniero

o dal libro della Sapienza:

Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio,
nessun tormento le toccherà.
Agli occhi degli stolti parve che morissero;
la loro fine fu ritenuta una sciagura,
la loro dipartita da noi una rovina,
ma essi sono nella pace.
Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi,
la loro speranza è piena di immortalità.
In cambio di una breve pena
riceveranno grandi benefici,
perché Dio li ha provati
e li ha trovati degni di sé;
li ha saggiati come oro nel crogiuolo
e li ha graditi come un olocausto.

Canterà i verdi pascoli, ricorderà il nome del defunto che si è appuntato su un foglietto e tutto sarà finito nel giro di poco, lasciando a me,  dietro lo scarso fumo del turibolo ondeggiante e poche gocce asperse, un senso di fastidio e incompletezza. Era tanta vita, non può essere tutto qui.
E poi la storia del crogiuolo, sì, bella immagine, ma qual è il senso della prova? Questa fissazione con prove, esami e patenti, non dobbiamo mica votare, dobbiamo solo morire in pace.
E' andata così quando è morta mia zia Liliana, che in chiesa non ci andava perchè ce l'aveva col Signore che un figlio se l'era preso da piccolo e due, pure piccoli, glieli aveva stroppiati con la guerra, e non ci aveva mai fatto pace. Per quanto di mestiere, le parole dell'officiante erano vaghe (fumose?) e  fredde come i muri della Chiesa (adesso le riscaldano, ma a me pare una deminutio sacri) e io me ne sono uscita di lì insoddisfatta, e di cattivo umore.
Che poi non era manco mia zia, zia Liliana, ma le famiglie non è da adesso che sono variabili e inclusive, erano una massa viscosa dalla forma incerta, che attirava elementi o perdeva gocce, e si espandeva a piacere o secondo necessità e digeriva anche l'indigeribile. Il colore, solo, era quello e non cambiava, se non nel nero del lutto. E per reciproca scelta era mia zia.

Anagraficamente poteva essermi nonna, e ne faceva funzione, con l'affetto della cucina e insegnamenti naturali.  Economia domestica - grazie a lei sono infallibile, nella teoria - e un'infinita messe di aneddoti, proverbi detti e poesie, una tradizione orale che solo in parte ho raccolto; te ne anticipo un paio, che se hai la barba rada, hai tre soldi di tram tra un pelo e l'altro (le corse in tram si pagavano un soldo a fermata) e se ti spogli d'inverno hai i calori di Biagio quando era  sposo...
E con la naturalezza ci ha insegnato pure questa (la sussurrava, con l'aria birba e circospetta che immagino avesse pure quando le prime volte la ripeteva):

Se nella notte che diè vita al Duce,
Rosa, ispirata da divina luce,
avesse porto al fabbro predappiano
invece della f... (e qui faceva un mmmm) il deretano…
l’avrebbe preso in culo quella sera
Rosa soltanto,
e non l’Italia intera.

insegnandoci antifascisti quando si doveva ed una pratica che in breve avrei scoperto seguitissima da liceali timorate e perbene. Ma questa è un'altra storia.

Non che io possa liquidare con queste quattro parole la storia di mia zia Liliana, non sono il parroco del Sacro Cuore, ma per adesso ti basti, che se comincio dalla ragazzina orfana di due madri nera nera (come un tizzo) che correva  dalla Seggiola del Papa (uno scoglio nel mare di città da cui pure noi, quasi un secolo dopo, ci si andava a tuffare) asciugandosi su per lo stradello del faro per arrivare in tempo a preparare il pranzo, fino ai suoi cappelli anni cinquanta con la veletta che mi regalò per addobbarmi da figa fricchettona dovrei fare il romanzo del novecento, e non ne sono capace, e poi magari la nipote del Kuce, il Grinta, il Batrace, Giuda imbombettato, il Capocamorra, Appiccata Carogna, Culone in cavallo, il Merda, il Sozzo, il Somaro Principe, Primo Maresciallo del Cacchio, il Mascelluto, Gaglioffo ipocalcico, Gran Cacchio, il Fava, Maccherone Ingrognato, Scacarcione Mago, Nullapensante, Priapo Maccherone Maramaldo (tutto Gadda, e non finiva qui) mi denuncia . E' nel mio cuore, che non è sacro, Liliana, e all'occorrenza ne esce, con una battuta tagliente. Vedrai, quando capita, la riconosci.

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