Matrimoni e altri discorsi. La sposa come da tradizione arriva tardi.

Diceva Jane Austen che chiunque ha diritto almeno una volta nella vita a sposarsi per amore, se può. E ad un bel matrimonio, certamente.
C'erano una volta, dalle nostre parti, le spose di maggio, col bouquet di mughetti o fiori d'arancio e grandi pranzi con l'allesso il fritto e l'arrosto e la parente che di fronte a tanta abbondanza estraeva dalla borsetta il sacchettino di nylon in cui cercando di non dare nell'occhio faceva scivolare costolette e cosci di pollastro. Oggi ci si sposa d'estate,per via del bagno in piscina, e la torta coi lumini da morto e le lanterne volanti, che non so se siano state proibite dato che l'unico desiderio che potevi esprimere era che non dessero fuoco alla campagna circostante.


Oggi ci si sposa col drone, che sarebbe un coso telecomandato che dovrebbe volare alto dove vuoi tu (ma non è il marito, che il drone non può essere lucido, se no specchia). Il drone fa le foto dall'alto e i filmini che saranno pure leccati e commoventi (verificare la compatibilità dei due aggettivi) ma sempre i filmini del matrimonio sono, secondi solo all'incubo dei venti minuti di ripresa delle acque grigie del Lock Ness che ci propinò in un dopocena una cliente entusiasta - il mostro non è uscito ah ah ah - me lo diceva sempre mia mamma, ma che mestiere fai, pigliati una cattedra e insegna, che alla peggio devi fare i consigli di classe, che vuoi che sia... (mi diceva pure di sposare quel fesso del figlio del notaio, e a posteriori quella era la prima scelta, ma che ci vuoi fare, io e il matrimonio, come ti racconto, non siamo congruenti, è andata così). La tecnologia ha limiti e pericoli e ci toglie i posti di lavoro e tutto quello che vuoi, ma sempre le sia resa grazia, che i filmini del matrimonio non devi andarli a vedere dopocena, adesso li mettono sull'internet e li puoi commentare con cuori, pollici e  bellissimi con tanti esclamativi anche avendone guardato solo pochi secondi, che poi di solito sono sulla campagna dall'alto al tramonto - c'ho il drone, per le riprese! - e si sopporta.
Sia detto che drone è una bella parola, mi sa di fantascienza, mi suona come androidi... sembra un nuovo conio da un'origine greca ... invece no. se non mi sbaglio dal greco non ci passa, la radice indoeuropea, ci mancherebbe, c'è sempre, ma sale e migra verso l'antico germanico con un giro che Borges ci sarebbe andato a nozze (pure noi, ma è pura contingenza) ed è un insetto ronzante (la senti l'onomatopea del dron dron, certo sento anche le fusa del gattone, ci può stare). In inglese specificamente è un fuco, il maschio dell'ape, non ha pungiglione, non fa il miele e il suo unico scopo è fecondare la regina. Si può chiamare marito, in una natura ginocentrica fonte di ispirazione? Poveraccio, dopo il volo nuziale o muore del suo o lo fanno secco le sorelle operaie.

Ronza un fuco telecomandato sulle belle spose d'estate. Di loro volevo parlare, ma lo faccio domani, adesso penso al drone, e non mi faccio fregare, che non è un innocuo (innocuo mai) capriccio.
Mi è passato sulla testa (molte cose mi passano sulla testa, perchè guardo in su, e nella testa), inquietante, probabilmente un'esercitazione, bianco e con le alette, il drone militare della guerra pulita.
Il mio pensiero è originale e lungamente elaborato,e non è citazione. Perdona la sintesi.
Vaffanculo.

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