Altrove, molto più lontano della notte

Dove di parla di giovani e giovanezza o giovini e giovinezza, mettiamoci d'accordo, che non è possibile che gli allotropi ci sembrino alternativamente desueti; se vuoi la giovinezza accetta di essere giovine, anche se ti suona vecchio, se preferisci essere giovane, goditi la tua giovanezza, e sii coerente, che diamine. Ci sarebbe pure la giovenezza, ma quella la diamo per perduta davvero, che ormai certi versi del quattrocento neanche più a scuola si leggono.

Amore, o giovenezza, o la natura
Fan spesso altrui ne l’ira esser leggiero.
      

Tienili comunque per buoni, questi versi, dopo l'etimologia ne riparliamo.

E allora, già che parliamo di gioventù (che se il nodo non si scioglie, si taglia con la spada, e pazienza per lo spago), fatti guardare negli occhi, per vedere se brillano per la dolcezza dei ricordi o se si appannano, velati di rimpianti e disillusione. Hai preparato i fazzoletti? Perchè non aspettarti consolazione. Non ti seguirò, l'accelerazione dei tempi ti spinge indietro schiacciandoti contro qualcosa che è passato in fretta, e il sangue defluisce e la testa si ottunde. No, io cerco di andare avanti a velocità costante, e mi porto appresso i miei bagagli un po' pesanti e un po' no. Non ti dico cosa c'è dentro, sono le solite cose; una notte d'estate, un libro un viaggio, una camminata un bacio un cappello, un profumo o un odore ce l'abbiamo tutti, che ci sembra di essere unici ma è sempre lo stesso, non è così importante. Nella mia modesta opinione importa di più quello che ti dirò, e se hai guardato la figura grande già l' hai capito .
E allora andiamo avanti, possibilmente con ordine, ma non garantisco.
Definiamo giovinezza, innanzitutto, ma ahimé qui brancoliamo nel buio, che la Treccani ci dice "l'età intermedia tra l'adolescenza e la maturità". Forever young, allora, che maturo, chi può dirsi? Oppure, sempre da dizionario, per estensione, tutta la prima età dell'uomo, in contrapposizione a vecchiezza. Ok, ma in mezzo? Giovinezza/vecchiezza. E noi che siamo nel guado, cosa siamo? Dobbiamo per forza, pateticamente ascriverci a una delle due categorie, piuttosto la seconda, sentendo a qualunque età di aver perso la prima, o dobbiamo attribuirci una intermedia maturità che sentiamo di non possedere?
E non è che si facciano progressi a cercar di definire univocamente la giovinezza secondo i suoi attributi che sono vari e mutevoli.
Ci salverà l'etimologia, forse, una radice protoindoeuropea.... (mi fa: ve lo siete inventato, questa lingua  protoindoeuropea! vi fa comodo e ve la siete inventata, non mi freghi! no, l'abbiamo - l'hanno - semmai, ricostruita ... se apprezzi la differenza, e non parlo di slittamenti fonetici e semantici perchè non sono capace) che vengo a raccontare: la radice è "YU" che poi è la stessa della giustizia del giudizio e dello yoga, del giogo e del gioco, credo di averne già parlato, ed ha tante sfumature di significato; quella che a me più piace, nel suo parlare di giovinezza, è quella di "unione" per cui "yuvan" è colui che possiede la dote (van) di stare insieme, ovvero colui che tende a stare in gruppo, che ama unirsi, stare insieme, ai coetanei. Non sperate perciò di parassitare l'altrui giovinezza, se il giovane/ la giovane vi si accolla è certo per interesse, non per piacere....
- e qui un po' devio dal mio ragionamento, ma se riesco a tirare i fili anche questo c'entra, come il Boiardo di sopra: hai presente gli Hikkomori, i ragazzi giapponesi (i giapponesi sono i primi a categorizzare il fenomeno, ma ne conosco anche a Castello, per cui...) che si isolano in casa, scambiano il giorno per la notte e hanno rapporti solo via internet, prigionieri della rete? Non gli hanno forse, etimologicamente, rubato la giovinezza? Bastardi, ladri, assassini -
Nella radice YU c'è anche un'idea di forza, di azione irruenta, di movimento contro (lo vedi come ci si riconoscono, nell'etimologia, tutti quelli che la gioventù ce l'hanno alle spalle?), di respingere, combattere contro (anche per difesa, da cui juvare), un moto incessante, una ribellione quotidiana.
E a questo volevo arrivare, all'ira leggera della giovinezza, che è importante non per i singoli o se appartiene ai singoli, ma se è di tanti e appartiene a tanti, perchè è quella che determina il  movimento e il cambiamento.
La gioventù dei popoli, se mi perdoni la retorica, quella che non ci appartiene, a noi Occidente decadente o decaduto se la vedi nera, quella che fa sì che la giovinezza dei singoli non sia un eterno presente, ma la speranza del futuro. (se levano la giovinezza ai giovani, la levano anche a noi, non fare il piagnone sulla giovinezza perduta, se la giovinezza c'è, è per tutti, piantala coi baci e il motorino). E' quella che importa, e la cartina mi fa pensare.

Fine della retorica e inizio dell'aneddoto personale.
Quando avevo dodici tredici anni, con le mie amiche camminavamo tanto, andavamo ovunque a piedi, senza badare alle distanze, conoscevamo un sacco di scorciatoie tra palazzi e cortili e ci muovevamo per la città, chiacchierando. Eravamo piccole, non ancora giovani. Chiacchieravamo anche su quale fosse l'età ideale, pensa un po', e la situavamo ai diciassette anni (casualmente, l'età della sorella della mia amica) quando si può godere di ampia libertà in tutta leggerezza, che agli esami ci penserai poi e responsabilità non ne hai. Arrivata ai diciassette anni non pensavo più all'età ideale, quella che bisognerebbe avere per sempre, perchè probabilmente la vivevo con prolungato gioioso impegno. Ci ho ripensato molto tempo dopo, ed ho deciso per i ventitrè, perchè hai letto hai studiato hai cazzeggiato e (dai, sto citando) fatto cose così da capire un po' di più che a diciassette, quando capisci davvero poco, ma sei indietro con gli esami abbastanza ma non troppo da non avere ansie imminenti ma speranze brillanti. E sta sicuro che con l'alzehimer prossimo venturo a quell'età mi ritroverò e vorrò scarpe rosse e tiramisù.
Che sto qui a menarla con la giovinezza dei popoli, con le fragili unghie e i solidi quanto posticci denti tenacemente attaccati al potere che solo può determinare immonde esibite erezioni  in vecchi Napolitani o Scalfari, vampiri di futuro e di principi, con generazioni senza la giovinezza del Yu che è giuoco e giubilo, ma alla fine, con giovanile contraddizione, mi restano solo, contro le porte della notte, i ragazzi che si amano, e si baciano in piedi.




Commenti

  1. È che se io leggo "YU" mi sovviene la Yugoslavia. Sarò probabilmente vecchio. Vale dire che non lo sento?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bello, alla Yugoslavia non avevo pensato, ma ci sta. Quanto alla vecchiaia, dipende se, pensando alla Yugoslavia, hai ira leggera o rabbia da passante.

      Elimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

quindici minuti di puro relax

Un due tre, fante cavallo e re

La Maestra e Magherita

La Bambola - fobia etimologia e cura

Oggi al mare: Natalia Ginzburg, il picnic il politically correct e naturalmente la mamma.

Hello Kitty, la felicità e la statistica e vecchie poesie