Plauto e la Contessa.
Il medico e Medea (ma è un'altra storia) fecero a brutta fine - tout se tient

Dicevo il '68, cinquant'anni fa. Il 68 degli operai e quello degli studenti, che mi sa non fossero proprio la stessa cosa, magari una coincidenza casuale, se non per la contessa.
"Del resto mia cara di che si stupisce
anche l'operaio vuole il figlio dottore
e pensi che ambiente che può venir fuori
non c'è più morale, Contessa. "
Ha aperto le porte dell'ascensore sociale, il sessantotto? In assenza di benzodiazepine in gocce orali o mediatiche, sono portata a credere si sia trattato di cooptazione di forze fresche per un sistema bisognoso di rigenerazione, che ora finalmente ritrova il suo equilibrio.
Mi spiego. Ci giro intorno e mi spiego, almeno spero, ma lo so che senza etimologia non riesco ad arrivare al punto.
A chi guarisci? Mi chiese una volta una vecchietta della campagna sentendomi chiamare da qualcuno complimetoso (o inutilmente ruffiano, che non guarisco nessuno) dottoressa. L'unico vero dottore è quello che guarisce, il medico. E' quello il figlio dottore che ci vuole.
Non che all'inizio, ma dico proprio all'inizio, se la passasse granchè bene, il medico: il primo a parlare di un "medicus" fu quello spiritosone di Plauto, con un gioco di parole in un dialogo del Rudens:
«Sei medico?».
«No, non sono medico, ho una lettera in più».
«Sei dunque mendìco?»
"Tetigisti acu" risponde il medico/mendico, che significa bravo, c'hai preso, hai toccato con l'ago, alla lettera.
E qui non posso che divagare ancora, tornando alle punture, non quelle della signora Agnese, ma, fermo restando che la natica è la mia, citando le iniezioni che mi pratica il mio figliolo diligente iscritto alla facoltà di medicina, che non nel suo corso di studi ha imparato la tecnica, ma su un video di Youtube e sulla madre cavia. Se fossimo ancora nel 68 lo vorrei diplomato alla scuola radioelettratorino. Cosa non si fa per i figli, per le madri e per curare le sofferenze. Vale più la pratica della grammatica? No, lasciamo stare, questa è politica, e il medico di Plauto non credo facesse le iniezioni.
Ma insomma, illo tempore non è che il medico fosse proprio in cima alla scala sociale, era uno sporco mestiere, senza camice bianco, ma a furia di stare in mezzo a fluidi corporei egli scopre quello che Petrarca chiama il "color di medico" il giallo dell'urina che si riverbera nel suo pallore e che nei suoi occhi diventa il colore dell'oro da lucrare. E le antiche abitudini sono dure a morire ... Ma il medico furbone (e qui ci starebbe un'etimologia malevola, e sai che se hai pazienza alla fine la dico) al fluido fetente unisce fragranze filosofiche, si fa phisicus, che è scienziato di natura, si nobilita, non tocca il malato e giustifica il fluir di moneta ...
L'ho fatta lunga e ancora devo arrivare al punto, mettere insieme Plauto e il 68, ma in due parole, che troppe se ne sono già andate, è che anche nella medicina c'era l'alto e il basso, il fisico e il cerusico, e che il 68 che voleva abbattere i baroni e aprire possibilità s'è seppellito sotto la sua risata satolla, e con santa pazienza il medico alto, quello con la pochette di seta nel taschino, ha ridotto la sanità pubblica a serbatoio di pazienti e l'università a serbatoio di dottorini a basso costo, tutti da inserire, medici e malati nella catena di montaggio del bel centro medico privato con le recepionist carucce in divisa che cinguettano e stampano fatture e, voilà, contessa, il figlio dottore dell'operaio è tornato al suo posto mendìco e non c'è niente da pulire. Non c'è più morale, Contessa.
Manca l'etimologia del medico? In quella malevola ci starebbe pure Medea, ma mannaggia che storiona ne uscirebbe ... col verbo greco "medein" che sta per macchinare, agire con furbizia ...
In quella "alta" c'è il medh indoeuropeo, che ha a che fare con la mente, con la sapienza
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