Miseria e miserabili - un'etimologia consolatoria
Perchè non si debba credere che il mondo è pieno di miserabili.
E' che saltano all'occhio, intendendo persa ogni condivisione e compassione che sarebbe nella parola.
Sui miserabili vorrei spiegarmi, ma mi vengono solo dei nomi e non sta bene, fossero anche quelli di deputati che in pubblico foro si espongono, senza pudore. Che forse l'essere senza pudore è un tratto.
Ma non è quello il mio genere. Io voglio dedicare un'etimologia, inventata e consolatoria ai miseri, agli offesi, agli sconfitti, anzi siccome hanno poco gliene dedico due.
La prima può pure essere vera, e risale a una radice sanscrita mi- che significa distruggere, diminuire (da cui deriva anche meno), solo che io la leggi come mi pare, e siccome dalla stessa radice viene anche il greco μῖσος (misos) = odio, avversione, e non penso che il misero sia quello distrutto e di poco valore, no, penso sia quello che, almeno un pochino, deve odiare, nel senso di non sopportare e essere contro. Come e qualmente ce lo spiega Galassi, che io so' prepolitica, ma lui capisce di economia, mica di yoga, e io mi fido.
Per la seconda, invece, che va nella stessa direzione, ma più dritta, il misero me lo costruisco su misura, e siccome non costa niente ne do anche due versioni.
Mi prendo un bel prefisso mis- che poi è più o meno quello di prima, con valore avversativo, come misogino o misantropo, per dire, e ci attacco l'erus, che in latino è il padrone. Contro il padrone, misero. Sei misero perché sei contro il padrone? Non credo, ma contro il padrone devi essere, e i suoi ruffiani, perché, già lo sai, ma alla bisogna te lo spiega Galassi.
La seconda versione, che è un bonus: accanto al mis ci metto l'ρως, heros, l'eroe, perché piuttosto mi piace la gente normale, con una famiglia normale, una casa normale, un lavoro normale e una paga normsle, senza eroismi né disperazione per andare avanti. Felice il paese che non ha bisogno di eroi.
Sui miserabili vorrei spiegarmi, ma mi vengono solo dei nomi e non sta bene, fossero anche quelli di deputati che in pubblico foro si espongono, senza pudore. Che forse l'essere senza pudore è un tratto.
Ma non è quello il mio genere. Io voglio dedicare un'etimologia, inventata e consolatoria ai miseri, agli offesi, agli sconfitti, anzi siccome hanno poco gliene dedico due.
La prima può pure essere vera, e risale a una radice sanscrita mi- che significa distruggere, diminuire (da cui deriva anche meno), solo che io la leggi come mi pare, e siccome dalla stessa radice viene anche il greco μῖσος (misos) = odio, avversione, e non penso che il misero sia quello distrutto e di poco valore, no, penso sia quello che, almeno un pochino, deve odiare, nel senso di non sopportare e essere contro. Come e qualmente ce lo spiega Galassi, che io so' prepolitica, ma lui capisce di economia, mica di yoga, e io mi fido.
Per la seconda, invece, che va nella stessa direzione, ma più dritta, il misero me lo costruisco su misura, e siccome non costa niente ne do anche due versioni.
Mi prendo un bel prefisso mis- che poi è più o meno quello di prima, con valore avversativo, come misogino o misantropo, per dire, e ci attacco l'erus, che in latino è il padrone. Contro il padrone, misero. Sei misero perché sei contro il padrone? Non credo, ma contro il padrone devi essere, e i suoi ruffiani, perché, già lo sai, ma alla bisogna te lo spiega Galassi.
La seconda versione, che è un bonus: accanto al mis ci metto l'ρως, heros, l'eroe, perché piuttosto mi piace la gente normale, con una famiglia normale, una casa normale, un lavoro normale e una paga normsle, senza eroismi né disperazione per andare avanti. Felice il paese che non ha bisogno di eroi.
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